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"the on line aviation corner"
edited by mauro finati/flighline iaps and paolo rollino/aviation reports
UN MUSEO NEL DESERTO
(testo e foto di Mauro Finati e Paolo Rollino)
Visitare una forza aerea come quella d'Israele costituisce per chi scrive una questione emozionalmente rilevante, per quello che essa oggi rappresenta e per i suoi trascorsi storici, ai quali noi Italiani non siamo stati del tutto estranei. Inoltre, la vistita al Museo dell'Aviazione di Hatzerim consente di dare un colpo d'occhio alla grande quantità di materiale operativo appartenuto alla Heyl Ha'’Avir e di riportare alla memoria il percorso storico e le principali vicende che hanno segnato la travagliata esistenza di Israele e della sua aviazione.
Una decina di kilometri ad Ovest della città di Beersheba, la capitale del Negev, c'è la base aerea di Hatzerim, situata all’'interno di un vasto comprensorio militare. E' questa una delle principali basi operative della Heyl Ha’Avir, la Forza Aerea Israeliana, in quanto vi si trovano basate l'’intera linea d'’addestramento per l’'ala fissa e per l'’ala rotante, oltre a diverse unità operative equipaggiate con lo UH-60 “Yanshuf”, lo F-15I “Ra’am” e lo F-16I “Sufa”.
Israele divenne nazione indipendente nel 1948, al termine del Governatorato Britannico; i suoi primi anni di vita furono traumatici in quanto contraddistinti da uno stato di combattimento permanente contro forze arabe largamente superiori, perlomeno in termini quantitativi. In quel periodo vennero fatti affluire in Israele un gran numero di velivoli di eterogenea natura ottenuti da diverse fonti, molte delle quali illegali, che vennero trasferiti nel territorio ebraico in maniera spesso avventurosa. Tutti i velivoli, indistintamente, presero parte alle numerose azioni militari che da allora si susseguirono, venendo spesso impiegati anche in ruoli non propriamente congeniali alla loro natura. All’iniziale equipaggiamento improvvisato, si sostituirono velivoli sempre più moderni e performanti, inquadrati in unità operative via via più organizzate, addestrate e combattive, sino a costituire una delle forze aeree più efficienti e rispettate al mondo. Di quelle prime concitate fasi la collezione risulta purtroppo carente in quanto la gran parte dei velivoli originali è andata perduta, fatta eccezione per pochi esemplari.
La notevole diversificazione delle fonti di approvvigionamento del materiale di volo dell’aviazione Israeliana, fa si che alla quantità dei soggetti esposti si accompagni una altrettanto ricca varietà dei modelli, molti dei quali rari ed interessanti ai nostri occhi. La collezione è inoltre arricchita dall’inconsueto e numeroso materiale, perlopiù di origine sovietica, recuperato sui diversi campi di battaglia; velivoli, elicotteri, armi ed automezzi di vario genere, appartenute alle nazioni arabe confinanti, sono anch’essi esposti lungo il percorso di visita.
Altrettanto travagliata risulta la storia del museo stesso. La struttura trae le sue origini dall'iniziativa personale di un alto ufficiale della IAF, il colonnello Azlozor Lev che, sin dai primi anni settanta, iniziò a raccogliere i velivoli storici sparsi sulle diverse basi aeree, con l'intenzione di mantenerli in ordine di volo. Nella collezione confluirono soprattutto alcuni velivoli a getto francesi della prima generazione insieme con uno Spitfire ed un Meteor. In seguito alla morte in azione del col. Lev, avvenuta nel 1973, venne decisa la costituzione di un museo presso la base di Hatzerim, operazione che si concretizzò solamente nel 1977. Vi confluirono, oltre ai velivoli raccolti da Lev, diverse altre cellule raccolte in giro per tutto il Paese. Inizialmente, a causa della scarsità di risorse finanziarie, il museo ha costituito una struttura interna alla base ed accessibile solamente previa autorizzazione. Dal 1991 infine, il museo venne definitivamente aperto al pubblico quale struttura permanente a se stante.
L’area messa a disposizione del museo risulta essere piuttosto ampia, essendo ricavata da una zona operativa decentrata della Base Aerea di Hatzerim, ora in disuso. Sono infatti ancora esistenti e ben visibili, le vie di rullaggio e gli alti terrapieni, eretti a protezione delle piazzole di parcheggio, molte delle quali ora accolgono solamente malinconiche carcasse di velivoli in disarmo: F-4, A-4, Magister, B-707.
Sebbene l’intera aerea espositiva sia allo scoperto e quindi totalmente esposta all’impietosa azione del sole, lo stato di conservazione dei velivoli appare molto buono, almeno per quanto concerne la collezione presente sul piazzale principale. Regolarmente i velivoli vengono infatti ridipinti e restaurati se necessario. Essendo così vasta e diversificata la superficie a disposizione, risulta però che le raccolte secondarie contengono ancora una gran quantità di materiale, con molti esemplari in cattive condizioni.
Il personale del museo, oltre a restaurare i velivoli in esposizione, mantiene in ordine di volo anche alcune macchine storiche che vengono esibite in occasione delle varie celebrazioni ufficiali della Forza Aerea, come ad esempio il “Graduation Day” dei cadetti dell’Accademia che avviene in Aprile, oppure durante il Giorno della Forze Armate. In queste occasioni è possibile ammirare l’esibizione dello Stearman Kaydet, oppure del giallo North American T-6 e, soprattutto, quella del bellissimo Spitfire LF.IX, interamente colorato di nero e con le insegne del glorioso 101° Squadron, la prima unità da caccia israeliana. Sfortunatamente, nel periodo della nostra visita, questo velivolo era in manutenzione in un’area non accessibile al pubblico.
L’esposizione dei velivoli è organizzata secondo le diverse tipologie (caccia, elicotteri, trasporti, ecc) e seguendo la cronologia storica. Vi si trovano anche velivoli utilizzati per pochissimo tempo o in pochi esemplari, come l’E-2C ‘Daya’ utilizzato dal 192.Sq per non più di una decina di anni.
La collezione principale, situata centralmente al museo su di un vasto piazzale, riguarda l’assortimento dei caccia che, negli anni, hanno equipaggiato la Heyl Ha’Avir. La collezione, fortunatamente, risulta essere completa per quanto concerne la serie dei diversi modelli entrati in servizio, risultando anche la più curata dal punto di vista qualitativo.
Si inizia così ad ammirare quello che fu il primo velivolo da combattimento acquisito dalla IAF, il raro Avia S-199. Questo velivolo di produzione cecoslovacca, era una macchina ibrida basata sulla cellula del Messerschmitt Bf.109G-14, sulla quale venne adattato un motore Junkers Jumo 211F/H, in luogo del più performante DB-605 che all’epoca non era più disponibile. Le sue scarse qualità di volo e le sue pericolose idiosincrasie indotte dalla massiccia elica, gli meritarono il nomignolo di “Mezec” (Mulo). Risultarono infatti più gli esemplari distrutti per incidenti di volo, soprattutto nelle pericolose fasi di decollo/atterraggio, di quelli persi in combattimento. Il velivolo del museo reca il codice D-120 ed è dipinto nello schema originale, completo dell’insegna del teschio alato e dei colori del mitico First Squadron (101 Squadron), la prima unità da caccia della IAF inizialmente posta sotto il comando di Modi Alon.
Fanno seguito alcuni esemplari di Mustang, alcuni splendenti nella loro livrea metallica alcuni altri con il camouflage mimetico e con le insegne dei diversi reparti che li ebbero in linea. Tra i velivoli di quei primi anni, si trova anche un Republic Seabee, splendidamente restaurato nei colori del 101° Squadron che lo ebbe in linea durante la Guerra d'Indipendenza. Non si tratterebbe però del velivolo originale bensì di un esemplare recuperato successivamente negli USA.
Ben rappresentato è il “Periodo Britannico” con i vari Spitfire, Meteor, Vampire, Venom ed Hunter. Notevole risulta anche la rappresentanza del “Periodo Francese” degli anni Sessanta con i vari modelli di jet entrati in linea con l'Aviazione Israeliana, dal subsonico Ouragan fino all'eccellente Mirage IIIC, conosciuto in Israele con il nomignolo di Sharak’ (asso tra gli assi). Spiccano in questa collezione due esemplari di Mirage IIIC : il primo, con codice 158, reca i simboli dei velivoli abbattuti tra il 1967 ed il 1974, corrispondenti a ben 13 velivoli, otto siriani e cinque egiziani (MiG-17, MiG-21 e un Il-28). Con il secondo, codice 159, vennero abbattutti, tra il 1966 ed il 1973, 12 velivoli, due siriani e dieci egiziani (MiG-17, MiG-19, MiG-21, Su-7) ed un anche missile Calet. In seguito, questo esemplare venne ceduto alla Forza Aerea Argentina la quale, dopo averlo a sua volta radiato agli inizi del millennio, nel settembre 1903 lo rivendette alla HHA per la simbolica cifra di un dollaro, preservandone in questo modo il valore storico.
Si prosegue con le produzioni nazionali derivate dal delta francese, denominate Dagger, Nesher e Kfir, presenti in molteplici versioni, anche biposto, alcune delle quali poco note. Altrettanto ben rappresentato risulta il “Periodo Americano” comprendente tutti i velivoli confluiti nelle file della Heyl Ha'Avir a partire dalla fine degli anni Sessanta fino ai giorni nostri, dallo Skyhawk fino allo F-16.
Si tratta quindi di una collezione estremamente ricca e variegata che vale una visita da parte di chi si trovi di passaggio in Israele.






















2013©Mauro Finati & Paolo Rollino